Principalmente associato all'esposizione professionale alle fibre di amianto, il mesotelioma pleurico è un tumore che fa paura per la ridotta probabilità di guarigione (più che per la sua diffusione). I numeri, seppur in aumento, sono contenuti. Ma è sulla risposta terapeutica del tumore che colpisce la membrana che circonda i polmoni (pleura) che bisogna lavorare, se il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è ancora inferiore al dieci per cento. Ancora una volta, come per molti altri tipi di cancro, non esiste una risposta valida per tutti. La chirurgia – seguita dalla chemioterapia – è il primo passo per le forme avanzate (purché non abbiano interessato i linfonodi). L'immunoterapia è la grande speranza per il futuro. Per quanto riguarda il presente, invece, in un approccio combinato, è la radioterapia ad apparire come una possibile soluzione per aumentare i tassi di sopravvivenza.
Determinare lo stadio del tumore, cioè quanto è estesa la malattia, è essenziale per decidere il tipo di terapia. Quattro stadi sono identificati per il mesotelioma sulla base dei criteri TNM che tengono conto delle dimensioni del tumore (T), del possibile coinvolgimento dei linfonodi (N) e delle metastasi (M).
Come con la maggior parte dei tumori, più basso è lo stadio del mesotelioma, maggiore è la probabilità di successo del trattamento, anche se spesso la diagnosi di questo tumore arriva quando la malattia ha già superato le fasi iniziali ed è difficile da trattare.
La scelta del trattamento
La scelta del tipo di trattamento più adatto è solitamente complessa e dipende da molti fattori quali: lo stadio della malattia, le regioni corporee interessate, la presenza di metastasi e le condizioni generali di salute della persona.
Nel caso del mesotelioma, la decisione è resa ancora più difficile dal fatto che si tratta di un tumore raro e quindi non è facile per i medici confrontare l'efficacia di diversi trattamenti o avere l'esperienza necessaria per fare la scelta giusta. Per questo è necessario rivolgersi a centri specializzati nel suo trattamento.
Quando si decide il trattamento, si valuta innanzitutto la possibilità dell'intervento chirurgico: un tumore resecabile, cioè che può essere rimosso chirurgicamente, ha maggiori probabilità di essere curato rispetto a uno che non può essere operato. In generale, i mesoteliomi di stadio I, II e III sono operabili, ma la possibilità di rimozione dipende non solo dalle dimensioni del tumore, ma anche dal sottotipo, dalla sua posizione e dalle condizioni del paziente.
Una volta effettuate tutte le indagini necessarie, i medici hanno diverse opzioni per il trattamento del mesotelioma: chirurgia, radioterapia e chemioterapia.
Chirurgia
La chirurgia può avere uno scopo curativo o palliativo. Nel primo caso l'intervento è finalizzato all'asportazione completa del tumore che deve essere ben localizzato, mentre nel caso della chirurgia palliativa il tumore si è già diffuso e lo scopo principale è quello di prevenire o ridurre i sintomi.
Esistono anche altri trattamenti, meno invasivi della stessa chirurgia, che possono essere utilizzati a scopo palliativo: la rimozione di liquido con un ago lungo e sottile dalla cavità toracica (toracentesi), addominale (paracentesi) o attorno al cuore (pericardiocentesi) può ad esempio danno sollievo, ma ha il difetto di doversi ripetere periodicamente, poiché il fluido tende a riformarsi.
Radioterapia
In alcuni casi si opta per la radioterapia, che può essere utile per le persone che, per vari motivi, non possono sottoporsi ad intervento chirurgico o possono avere uno scopo palliativo. Questo tipo di terapia può essere utilizzata anche dopo l'intervento chirurgico (radioterapia adiuvante) per distruggere piccoli gruppi di cellule tumorali che non sono visibili e quindi non possono essere rimosse durante l'intervento.
Chemioterapia
La chemioterapia per il mesotelioma si basa sull'uso di un singolo farmaco o combinazioni di più farmaci e può aiutare a rallentare la progressione della malattia anche se è improbabile che possa curarla in modo permanente.
Il farmaco può essere somministrato per via sistemica, cioè con un'iniezione endovenosa che lo veicola in tutto il corpo, oppure direttamente nella cavità toracica (via intrapleurica) o addominale (via intraperitoneale). Questa somministrazione localizzata permette di colpire il tumore con dosi più elevate di chemioterapia, che a volte viene riscaldata per aumentare la sua efficacia chemioterapica ipertermica, limitando gli effetti collaterali al resto del corpo.
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